Con le maglie del calcio inglese o del calcio italiano sarà un successo. Erano gli albori di quegli anni ’80 che portavano alla ribalta insieme a lui la generazione dei Moretti e dei Benigni, ma fu proprio col toscanaccio Roberto che Troisi trovò un’empatia istintiva, festeggiata dal pubblico col clamoroso successo di «Non ci resta che piangere» (1984) in cui il suo surreale «grammelot» faceva da efficace contrappunto alla paradossale cornice storica di un esilarante viaggio nel tempo fino alla Firenze medicea. Vent’anni dopo resta il sentimento di un talento irripetibile e luminoso che senza Napoli non sarebbe esistito ma che a Napoli ha restituito la statura di una vera capitale mondiale. Il 13 aprile 1913 i blucelesti (indicati in alcuni documenti come Canottieri Lecco Football Club) disputarono la loro prima partita, perdendo 4-1 contro il Milan (per i rossoneri andarono in rete Saverio e Rigoli), per poi dedicarsi ad amichevoli e tornei su scala regionale e locale. Dal dischetto Robbie Keane non sbagliò, portando il match ai supplementari prima e ai tiri di rigore poi.

La critica aveva amato di più l’opera seconda del regista Troisi («Scusate il ritardo», 1983), Manon fu sempre generosa con l’autore, salvo poi tributargli grandi encomi postumi dopo le quattro nominations de «Il Postino» che nel 1996 fruttarono al film l’Oscar per la colonna sonora di Luis Bacalov. Il Pulcinella senza maschera oggi avrebbe l’età giusta per prendersi l’Oscar che il destino gli ha negato. Il 4 giugno 1994 l’addio all’artista oggi commemorato con un filmato dedicato al capolavoro «Il Postino» 20 anni fa la morte di Troisi: MareFestival lo ricorda con un video. Comune di Santa Marina Salina di intitolargli la passeggiata del porto dell’isola e impreziosirla con una scultura donata dal Festival e ormai diventata uno dei simboli di un luogo magico, dove fu girato il suo ultimo capolavoro. SANTA MARINA SALINA – Una bicicletta incastonata dentro il manifesto de «Il Postino», la voce di Maria Grazia Cucinotta emozionata nel tornare dopo tanti anni a Salina, le note di Luis Bacalov, una strada che ora porta il suo nome, il ricordo di un grande artista capace di far ridere e piangere con una poetica bucolica che ha saputo emozionare il mondo, assente ma sempre presente nel cuore di ogni italiano.

Santa Margherita Ligure, in Crosa dell’Oro. Sebbene prediliga fungere da ala sinistra, è un giocatore tatticamente versatile, capace di svariare su tutto il fronte d’attacco, per poi convergere e calciare in porta; nel corso degli anni ha notevolmente ampliato il proprio raggio d’azione, operando su tutto il versante offensivo come playmaker, contribuendo all’azione di ripartenza servendo i compagni con lanci in profondità, passaggi filtranti, rapidi scambi di palla e fornendo assist. Così, quando nel Settecento venne effettuata la ripartizione moderna dei rioni storici – con la separazione dal Rione Ripa – Trastevere scelse come proprio stemma il caput leonis. L’abitato di Maglie si è sviluppato intorno al Castello, successivamente sostituito dal Palazzo Baronale Capece. 90 i chilometri di gara, con un dislivello di circa mille metri, che ha interessato gli abitati dei comuni di Castrocielo, Piedimonte San Germano, Cassino, Caira, Belmonte Castello, Villa Latina, Vicalvi, Posta Fibreno, Fontana Liri, Santopadre, prima di raggiungere Roccasecca, in prossimità dell’abitazione della famiglia Cardellino, dove era posto l’arrivo. Nel 2019-2020, stante l’impossibilità di proseguire la stagione a causa della pandemia di COVID-19, la squadra, allenata da Domenico Toscano, viene promossa in Serie B per decisione del Consiglio federale della F.I.G.C., trovandosi al primo posto nel girone C di Serie C al momento dell’interruzione del campionato.

Costui vive convinto di essere a posto con la coscienza. Da subito emersero piste alternative che continuarono a essere proposte in seguito, mettendo in discussione la verità processuale. Ecco, di seguito, uno stralcio di quell’intervista. Col gruppo «I Saraceni» e poi con gli inossidabili amici de «La Smorfia» (Lello Arena ed Enzo Decaro) uscì presto dai confini vernacolari del successo paesano per portare la sua lingua (un napoletano vivacissimo e torrenziale, sincopato e colorito, «l’unica lingua che so parlare, a dire il vero») sulle reti televisive nazionali e poi al cinema. Poi ci siamo persi di vista e ci siamo ritrovati solo un po’ prima che morisse. Il fallimento sembra più vicino che mai e solo una massiccia campagna abbonamenti (oltre trecento tessere registrate nel giro di dieci giorni tra fine giugno e i primi giorni di luglio), convince il sindaco e i soliti pochi imprenditori sempre vicini alla causa a consegnare nelle mani del direttore generale Leo Vinci un budget decisamente ristretto per tentare di salvare la categoria. Perché quando alla fine torni a casa, con quella sciarpa ancora intorno al collo, non c’è rabbia o delusione che tenga.

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By Rosario